Nel suo percorso di candidatura a capitale della cultura 2025, Enna apre al pubblico il complesso monumentale, da poco restaurato e riconvertito in polo culturale. Resi fruibili tesori nascosti da decenni. Su tutti i volumi del Fondo antico della Chiesa Madre tra cui spicca il manoscritto di Padre Giovanni dei Cappuccini del ‘700, ed il Fondo Nino Savarese che comprende manoscritti originali, fotografie e 32 disegni inediti di Guttuso realizzati per la rivista “Lunario siciliano”
Un tesoro di inestimabile valore che parte dai preziosi e antichissimi volumi confiscati ai conventi locali a fine ‘800 e si arricchisce nel tempo di prestigiose collezioni private, come il Fondo dello scrittore Nino Savarese. E’ il tesoro di cui è scrigno Palazzo Chiaramonte, lo storico edificio ennese da poco riconvertito in Palazzo della Cultura dall’amministrazione del sindaco Maurizio Dipietro, che punta a fare di Enna la Capitale italiana della cultura 2025. Un polo culturale, inaugurato in occasione de “Le vie dei Tesori” (che a Enna si conclude questo week-end, sabato 24 e domenica 25 settembre), nato dall’esigenza di ripensare in una nuova ottica i luoghi identitari della città, e che presto sarà ampliato e completato con l’allestimento di una mostra permanente che comprenderà alcuni pezzi di grande pregio, tra cui gli argenti delle Monache di clausura delle Carmelitane scalze.
Palazzo Chiaramonte. La storia del palazzo, recentemente restaurato con uno specifico finanziamento della Regione Siciliana, ha sempre avuto un ruolo centrale nella storia della città ed è stato profondamente vissuto dagli ennesi in più ruoli. Costituito da un complesso monumentale fra i più rappresentativi, Palazzo Chiaramonte venne edificato nel 1307 da una delle famiglie feudali più potenti dell’Isola, giunta in Sicilia al seguito di Ruggero il Normanno nell’XI secolo. Nel XIV secolo a seguito delle lotte intestine tra i baroni delle fazioni latina, con a capo appunto la famiglia Chiaramonte, e quella catalana, il Palazzo venne confiscato, annesso al Regio demanio e subito dopo concesso all’Ordine Mendicante dei frati Conventuali di san Francesco di Assisi che ne avevano fatto richiesta. Il 7 luglio 1866 tutti i beni della Chiesa furono devoluti al demanio dello Stato e i fabbricati dei conventi e delle Chiese soppresse vennero dati in concessione ai comuni a condizione che fossero utilizzati a fini di pubblica utilità. Il Palazzo Chiaramonte diventò così sede di uffici comunali e, data l’ampia disponibilità di spazi, nel 1867 ospitò la biblioteca comunale che raccoglie un ricco patrimonio librario, comprendente anche i preziosi incunaboli e i manoscritti dei soppressi conventi.
Oggi l’edificio costituito da un articolato architettonico ospita al suo interno la Chiesa di San Francesco dei Conventuali munita di una torre campanaria quadrangolare, retaggio dell’ex palazzo-fortezza della facoltosa e potente famiglia feudale, la Sala Cerere e la Sala Proserpina, in cui si trovano una tela del Minniti e le opere dei pittori ennesi Paolo Vetri e Apollonio Di Bilio. L’Atrio del Sole, il grande cortile d’accesso, ospita il prezioso materiale della Biblioteca comunale mentre il primo piano, suddiviso in quattro ambienti, ospita i libri del Fondo antico della chiesa Madre e il Fondo Nino Savarese. Grazie agli ultimi lavori, nel corso dei quali sono stati installati servoscala ed ascensore, l’accessibilità al Palazzo di piazza Vittorio Emanuele è garantita anche ai diversamente abili.
«L’intervento di recupero dello storico Palazzo Chiaramonte, che fino a poco tempo fa era occupato dagli uffici finanziari del Comune – dice il sindaco Maurizio Dipietro – rappresenta uno dei fiori all’occhiello della nostra politica in tema di attività culturali. Il nuovo “Palazzo della Cultura” è destinato ad ospitare pezzi importanti del patrimonio culturale della nostra città, in gran parte per la prima volta a disposizione della collettività, convinti come siamo che gli investimenti in cultura rappresentano una concreta possibilità di crescita per i nostri territori».
La Biblioteca comunale. Istituita nel 1867 con i beni confiscati alla Chiesa è composta dal patrimonio librario proveniente dai conventi locali. Si tratta di incunaboli, cinquecentine, edizioni del 1600, del 1700 e alcuni manoscritti. Negli anni molte donazioni di collezione private hanno arricchito la dotazione libraria, tanto che nel 1907 si arriverà a contare 10.000 volumi. Tra le donazioni più importanti sono da annoverare le collezioni private di Nino Savarese, Napoleone Colajanni e Pietro Farinato. Oltre ai libri sono stati donati alla Biblioteca spartiti e libretti musicali di maestri come Francesco Paolo Neglia, Pietro Antonio Coppola e Francesco Chiaramonte. Recentemente ai circa 80mila volumi della Biblioteca comunale si è aggiunta la raccolta dello storico dell’arte Rocco Lombardo, originario di Alì Terme ma naturalizzato ad Enna, che nel 2005 per le sue capacità artistiche e per il suo impegno nella crescita della comunità gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Funzionario della Banca d’Italia ha condotto ricerche storiche, scritto saggi d’arte, libri di gastronomia e guide turistiche. Venuto a mancare prematuramente nel 2019 ha lasciato alla Biblioteca comunale di Enna oltre 2000 volumi.
Il manoscritto di Padre Giovanni dei Cappuccini. Il Fondo antico della chiesa Madre consta di incunaboli, cinquecentine e seicentine, molti di natura religiosa, che spaziano tra i più svariati argomenti: dalla medicina alle scienze, dalla filosofia alle arti. Si tratta di libri di pregio, per la maggior parte rilegati con coperte originali in pergamena e pelle, molti dei quali recentemente oggetto di un restauro conservativo. Tra tutti spicca “Historia veridica dell’inespugnabile città di Castrogiovanni”, prezioso manoscritto di Padre Giovanni dei Cappuccini, redatto a metà del 1700, che può considerarsi a pieno titolo il primo storico della città di Enna. Il manoscritto del frate Cappuccino, arricchito da preziosi decori come era in uso al tempo, riassume la storia di Enna dalle origini al XVIII secolo, ma riferisce anche di usi e costumi, delle feste popolari e tramanda persino i cognomi delle famiglie nobiliari del periodo. Restaurato circa 10 anni fa a Palermo nei laboratori della Biblioteca centrale della Regione siciliana, oggi il prezioso manoscritto è esposto in una teca al primo piano di Palazzo Chiaramonte ed è consultabile in versione digitale grazie ad un touch screen. Sullo spesso supporto entro fine mese saranno resi fruibili al pubblico altri storici volumi, come i manoscritti autentici degli storici Vincenzo Littara (fine XVI secolo) e Vincenzo Lo Menzo (primi decenni dell’800).
«Sono particolarmente entusiasta e soddisfatta del giusto collocamento del Fondo antico della Chiesa Madre in queste prestigiose sale – dice l’assessore alla cultura Rosalinda Campanile – obiettivo che il sindaco Dipietro e tutta l’Amministrazione si è fissato sin da subito. Un risultato raggiunto anche grazie all’azione sinergica portata avanti con la Soprintendenza per i Beni Culturali di Enna, nella persona del dott. Angelo Di Franco e dei suoi collaboratori, che ringrazio personalmente anche da cittadina per aver contribuito a strappare all’oblio questo antichissimo Fondo librario che per decenni è stato rinchiuso in una soffitta e precluso al pubblico».
Il Fondo Nino Savarese. Nelle ultime tre sale del primo piano del Palazzo della Cultura si trova a disposizione dei visitatori la collezione privata di Nino Savarese (Enna 1882 – Roma 1945) – tra i più importanti saggisti del ventennio fascista e amico intimo dell’artista bagherese Renato Guttuso – donata alla Biblioteca comunale di Enna, per volontà dello stesso scrittore, dalla moglie Maria Savoca. L’allestimento comprendente molti suoi manoscritti originali – tra i quali La Gatteria, Le Novelle, Rossomanno e i relativi appunti -, e trentadue bozzetti inediti di Renato Guttuso, realizzati per la rivista “Lunario siciliano”. In questa esposizione emerge in tutto il fascino dello stretto rapporto di stima e amicizia che legava Renato Guttuso a Nino Savarese. Quest’ultimo, attraverso le pubblicazioni di “Lunario siciliano” – coraggiosa avventura condivisa da noti intellettuali del tempo all’insegna della riscoperta delle tradizioni – diede risalto al mondo contadino siciliano all’indomani del varo della legge sul latifondo, illustrando il percorso di realizzazione dei borghi rurali e pubblicando i relativi progetti a cui facevano da corredo i disegni di Guttuso.
Completano l’esposizione tutti i romanzi pubblicati dallo scrittore ennese, articoli di giornale, la corrispondenza tra i due intellettuali, documenti fotografici, la riproduzione del catalogo della prima mostra di Renato Guttuso alla galleria “Cometa” di Roma, di cui firma la prefazione proprio Savarese, e due quadri del pittore bagherese: “Ritratto di Nino Savarese” (olio su tela) e “Ritratto di Mario D’Anca” (1937, tempera su tavola).
Il progetto del Palazzo della Cultura sarà presto completato con l’allestimento di una mostra permanente con i reperti provenienti dal patrimonio del Fondo edifici di culto della chiesa di San Marco, che comprenderà anche la ricca collezione di manufatti artistici del Monastero di San Marco, chiuso nel 2013.